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Estrazione di una cera dallo stampo. |
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Creazione dell'albero di cere. |
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L'albero viene inserito in un cilindro dove verrà colato il refrattario. |
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Cottura in forno dei cilindri. |
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Il crogiulo con il metallo fuso viene inserito nella centrifuga. |
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Risultato della fusione, prima della pulizia. |
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La "fusione a cera persa"
La tecnica della fusione a cera persa è una tecnica scultorea originariamente inventata nell'età del bronzo ed utilizzata in seguito soprattutto da Greci e Romani.
Esistono due modi di servirsi di questa tecnica:
- Modo diretto
Consiste nel creare un modello di cera e utilizzarlo per farne uno stampo di argilla.
Praticando due fori sullo stampo, uno in alto e uno in basso si fa uscire la cera scaldandola e si versa del bronzo fuso al suo posto. Se ne ricava un modello identico a quello di cera.
- Modo indiretto
Somiglia al primo metodo, ma il modello di cera è realizzato su di un altro in creta in modo che la statua finale sia vuota all'interno (o meglio, contenga solamente argilla per limitarne il peso e la quantità di metallo usata).
Per la facilità di modellare quest'ultimo materiale la tecnica della fusione a cera persa è molto pratica, anche se adesso è poco usata e solo in alcune fonderie italiane.
Tra le statue più note realizzate con questa tecnica si ricordano i Bronzi di Riace, due statue di provenienza greca o magnogreca rinvenute al largo di Riace in provincia di Reggio Calabria, ed oggi custodite presso il Museo nazionale della Magna Grecia di Reggio.
La fusione a cera persa nella gioielleria
Il metodo di fusione a cera persa (o microfusione), viene tuttora utilizzato nel settore della gioielleria (ma anche nel settore odontotecnico): una riproduzione del gioiello viene realizzata in cera (a mano o mediante apposite macchine a stereolitografia).
In seguito vengono aggiunti i canali di entrata/uscita (sempre in cera) e viene realizzato lo stampo in gesso appositamente studiato per questa operazione.
Per favorire la perfetta adesione del gesso alle cere e l’eliminazione delle bolle d’aria, il cilindro pieno può essere collocato su un piatto vibrante e quindi sottoposto all’azione del vuoto sotto una campana collegata a una pompa.
Questo stampo (che di solito per contenere i costi del gesso, contiene molti oggetti, disposti a "grappolo" intorno ad un canale centrale) viene riscaldato in un forno, in modo che la cera (per questa operazione in genere si porta il forno a 200 °C circa) esca dai canali, una volta uscita la cera è possibile colare all'interno dello stampo il metallo fuso.
Poi il gesso viene rotto e si ottiene l'oggetto dal quale vanno tolti i canali di entrata/uscita.
Poi il gioiello viene rifinito mediante eliminazione delle bave, rifinitura (limatura e fresatura), burattatura e lucidatura ed altre lavorazioni per ottenere il risultato finale.
Tratto da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
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